Sonno
Haruki Murakami
Quand’era stata l’ultima volta che avevo davvero letto un libro?
E di che si trattava?
Provai a pensarci, ma era fatica sprecata, non mi
ricordavo il titolo. Mi chiesi perché la vita di una persona dovesse subire un
cambiamento tanto radicale.
Dov’era finita quella ragazza che leggeva come
un’invasata? Quel tempo, e quella passione tanto forte da potersi quasi
considerare anormale, cos’erano ormai per me?
Sonno è
un racconto di Haruki Murakami reso ancora più ipnotico dalle illustrazioni in
bianco, argento e nero di Kat Menschik. Una
trama, apparentemente, semplice che nasconde la profondità inaspettata e
terrificante del mito.
Una donna trentenne, sposata con un dentista e madre di un
figlio in età scolare, improvvisamente è colpita da insonnia. Un episodio
inspiegabile, non legato a problemi di lavoro o di famiglia, che le era già
capitato quando studiava all’università. Una specie di paralisi notturna
provocata da un incubo e seguita da notti completamente insonni. Solo che
questa volta l’insonnia si protrae per ben diciassette notti.
Per cercare di colmare le lunghe ore vuote, il silenzio e il
buio al quale i suoi occhi si sono abituati, la donna riprende a leggere Anna Karenina e, a mano a mano che si
addentra nel romanzo, si accorge che tutto sta cambiando. Intorno e dentro di
lei.
Il romanzo non è più lo stesso di quando lo aveva letto molti
anni prima; adesso le appaiono nuovi significati, i personaggi si presentano
con tratti diversi e la storia le si svela con aspetti che non ricordava, che
non aveva mai neppure intuito.
La lettura diventa così l’unico mondo reale, dove la donna
riesce a essere se stessa; l’altro, il mondo della quotidianità e degli
affetti, è ormai ridotto al ripetersi meccanico e senza emozione di gesti
automatici compiuti in un cosciente dormiveglia. Il suo corpo prepara la cena
per il marito, nuota in piscina, dà la merenda al figlio, ma la mente è
altrove; in un limbo indefinito dove la coscienza è sempre vigile e allerta, e
non attende altro che il momento in cui potrà vivere dentro la lettura.
Questa trasformazione, in cui la donna si troverà, contro ogni
logica fisiologica, a non provare stanchezza, ma anzi a sentirsi piena di
energia e a vedersi più bella, quasi ringiovanita, ha inizio con un incubo nel
quale un vecchio vestito di nero le versa dell’acqua sui piedi. E la brocca non
si svuota mai.
In questa figura, muta e mitologica, mi piace vedere una sorta
di demone che purifica con l’acqua i mortali che si apprestano a varcare la
soglia dell’esistenza corporea, e a calarsi
nella profondità della vera realtà.
In
questa discesa agli Inferi del Sé attraverso
la lettura -sì, perché leggere è la chiave di accesso a questo mondo nascosto,
ma più reale della vita fisica - la donna diventa anch’essa un demone. Non un
demone della tradizione cristiana legato alla colpa e al peccato, quanto
piuttosto una figura a metà strada tra l’umano e il divino. La donna perde
infatti, a poco a poco, i suoi tratti umani; si rende conto della bruttezza del
marito, riconosce il disprezzo che proverà un giorno per il figlio, e, in
ultimo, nasconderà la sua femminilità sotto abiti maschili.
Diventerà
così una creatura della notte, del buio che ormai è dentro di lei, consapevole di
non poter più tornare a quell’esistenza tranquilla e banale che aveva condotto.
La discesa è finita, così come si è conclusa la lettura di Anna Karenina, e per entrambe è arrivato il punto di non ritorno.
Nessuna
di loro potrà accettare una vita qualunque, tutte e due sceglieranno,
deliberatamente, un destino diverso.
Un
finale aperto quello di Murakami, un finale onirico e visionario come i disegni
che accompagnano il percorso della sua protagonista. L’unico finale possibile
per un racconto possente che ci mette di fronte alle paure primordiali
dell’uomo, e ai dubbi più oscuri della nostra esistenza.
Una recensione degna della Dott.ssa Sigmunda: complimenti! :-D
RispondiEliminaGrazie! E, per lei, consulti gratuiti dalla Dottoressa Sigmunda ;-)
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