martedì 9 maggio 2017

Recensioni & Co #10: Il viaggio d'amore del tonno

Il viaggio d’amore del tonno
Un viaggio d’amore enogastronomico in Sicilia

di Ilaria Grasso e Seby Conigliaro

La prima cosa che mi ha colpita di questo libro è stata la copertina: indubbiamente originale. Poi mi sono lasciata trasportare dalle suggestioni del titolo: viaggio d’amore di un tonno, sicuramente non è una cosa di cui si sente parlare tutti i giorni. E infine il sottotitolo: viaggio d’amore enogastronomico, praticamente come dire due piccioni con una fava.

Sì, perché questa raccolta di racconti – tredici in tutto scritti da Ilaria Grasso, ed esaltati dalle ricette del brillante chef Seby Conigliaro  - sono un riuscitissimo connubio di cibo e sentimenti. Sentimenti che, così come gli ingredienti di una ricetta, in dosi diverse, ne modificano i sapori, variano dall’amore fedele ed eterno, a quello paterno, filiale, al sesso mercenario, passando per l’empatia che nasce, naturalmente, tra cuori puri e per “sorprendenti” amicizie.

Non so se i racconti sono stati l’espediente per raccontare ricette che, già sulla carta, mettono l’acquolina in bocca – e  lo dice una che in cucina è un Master Disastro! – o se, viceversa, sono state le ricette ad ispirare i racconti, ma poco male. Quello che ho trovato geniale e perfetto è l’impasto - tanto per restare in tema -,  il connubio tra amore e cucina.

Perché come scrive Ilaria: … è mia convinzione che esista un circolo virtuoso, per cui la fame sia acuita dal provare un sentimento, e che il soddisfacimento della fame generi di per sé dei buoni sentimenti.

Cucinare come atto d’amore, il più immediato e spontaneo, che unisce gli esseri umani in quel loro interminabile viaggio d’amore verso la sopravvivenza: lo stesso per mezzo del quale, in un rito in cui si confonde una sacralità pagana e cristiana, i tonni si fanno cibo d’amore per i pescatori e le loro famiglie.

Ospite magnifica e prepotentemente presente in tutti i racconti è la Sicilia: isola dai colori e sapori forti, terra di contrasti e passioni, di uomini e donne, fieri e indomiti, che vivono appieno la vita, senza mezze misure.

E i racconti ci accompagnano in un tour del cuore nei più bei luoghi della Trinacria: Favignana, dove nasce, si legittima con la fuitina e si spegne dopo cinquant’anni e quattro figli l’amore tra Agata e Michele, e Lampedusa, dove Andrea salva Ashanti e in lei riabbraccia sua figlia Laura.
Poi Modica, dove Armando, lo scemo del paese, colui che non fu mai poeta  a parole, ma lo fu nei sentimenti, viene salvato da Maddalena, moderna peccatrice redenta, il cui cuore limpido riesce a vedere il candore e la grandezza di quello del mai cresciuto Armando.

Alcamo e la speranza di Aarif di trovare un futuro migliore in Italia con Sonia e Umberto. 

Siracusa e la scelta di Andrea: scelta, a prima vista dettata dalla razionalità, ma, di fatto, voluta dall’istinto che gli fa dire: … sono convinto… che non si debba mai convincere nessuno di nulla. Io non sono un domatore di anime, tanto meno di menti. Non credo in Dio, ma credo nel dono dell’intercambiabilità delle anime e dei corpi… noi umani siamo tutti sacerdoti fai-da-te delle illusioni: ognuno coltiva dentro di sé il suo personalissimo giardino fatto di dolci illusioni, un giardino che a tratti condivide, in sprazzi di illusoria generosità.

San Vito Lo Capo, Siracusa, Pantelleria, Messina, Palermo e sempre, onnipresente, il mare: quel mare di Sicilia, magico e magno, come la vita e il fluire del tempo, il tempo vissuto alla siciliana.

Quella nostalgia di cose che non sono ancora accadute, di luoghi non ancora visti e persone non ancora conosciute: quella sensazione che è tipica degli isolani, e che impedisce di vivere il presente perché ogni cosa è già in funzione del futuro.

Pensieri di personaggi famosi e richiami a canzoni dedicate a questa meravigliosa isola sono il filo conduttore di questi racconti che ho divorato, con la stessa voracità con cui ci si butta sul piatto preferito, col solo rimpianto di averli finiti troppo in fretta.


Il viaggio d’amore del tonno: un viaggio che mi auguro per Ilaria e Seby possa continuare e portarli molto lontano. Mai troppo distanti però da quella terra di Sicilia di cui nessuno può fare a meno.

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