giovedì 9 marzo 2017

Dani # 10: 50 sfumature d'autore



Ebbene, sì! Questa volta me la canto, me la suono e me la ballo. Quando ci vuole, ci vuole e l'intervista pubblicata su Suitcase di Libri lo merita. Un grazie di cuore alle blogger Valentina e Alice per lo spazio che mi hanno dedicato ed ecco a voi l'intervista integrale.

Buona lettura!


mercoledì 8 marzo 2017
Daniela Quadri [INTERVISTA:50 SFUMATURE D'AUTORE]

1-Grazie per aver accettato l’intervista. Possiamo darti del tu?
Certamente! E anzi, mi fa molto piacere che vogliate darmi del tu, nonostante la carta d’identità mi ricordi, spietatamente, di aver ormai raggiunto la mezza età!

2-Spiegaci chi sei, che lavoro fai, cosa ami fare nella tua vita?
Nella vita, diciamo dalle 9 alle 17, lavoro come Marketing  Specialist in una multinazionale, ma dalle 19 in poi mi trasformo in scrittrice. Scherzi a parte ho un lavoro molto impegnativo che assorbe la maggior parte del mio tempo, però riesco a ritagliarmi dei momenti in cui mi dedico al mio grande amore: la scrittura. Questo di solito succede nel fine settimana, quando cerco disperatamente di trovare spazio anche per le altre passioni della mia vita, fidanzato incluso! Cosa non facile, ma credo sia così per tutti coloro che non possono definirsi scrittori di professione.

3-Dicono che i colori rivelano il carattere di una persona. Qual è il tuo colore preferito, e cosa può dirci di te?
L’azzurro in tutte le sue declinazioni e questo, secondo la teoria dei chakra,  è indice di una personalità che trova appagamento nell’espressione artistica, che ha un’innata capacità di comunicazione e riflessione e che nei rapporti umani si lascia coinvolgere più dalla sfera psichica ed emotiva che da quella fisica. Direi che mi ci ritrovo in pieno!

4-Tre aggettivi per descriverti
Sensibile, leale, caparbia

5-Come dicono di te gli altri?
Spero solo cose belle! Sarà l’età, ma ho smesso di preoccuparmi di quello che gli altri possono dire di me e mi sono arresa al fatto che non si può piacere a tutti. Io cerco di fare del mi meglio per piacere alle persone che amo, almeno loro!

6-Il giorno più bello della tua vita?
Deve ancora arrivare, mai porre limiti alla felicità.

7-Una cosa che ti rende felice?
Guardare il mare; mi fa sentire in pace con me stessa e con la vita.

8-Tre persone che stimi?
Mio padre, mia madre e il mio compagno. Se potessi aggiungerne una quarta direi me stessa, ma peccherei di immodestia; quindi buone le prime tre.

9-Sei mai stato deluso/a?
Spesso. A volte dagli altri, soprattutto dalle persone di cui mi fidavo o a cui volevo bene, ma anche da me stessa. Per essermi fidata troppo, per essermi fatta troppe aspettative, o per non aver avuto il coraggio di osare.

10-Hai tatuaggi?
No. Ho troppa paura degli aghi per pensare anche solo di farmene fare uno. Però ho accompagnato il mio compagno in un tattoo salon e devo ammettere che sono rimasta affascinata dall’abilità dei tatuatori e dall’atmosfera un po’ trasgressiva e complice che si respirava.

11-Cos'è per te la  scrittura?
La scrittura è un modo per tirare fuori, nero su bianco, le mie emozioni più profonde, e trasmetterle a chi mi legge.  È anche il mezzo per visitare luoghi mai visti, fare esperienze altrimenti impossibili, vagare su e giù per i secoli o in altri mondi; insomma è il mezzo più bello e appagante di vivere milioni di vite oltre alla mia.

12- A quali scrittori ti ispiri?
In generale a quegli scrittori che riescono a dare spessore ai sentimenti e alle emozioni attraverso l’azione, senza che né l’analisi psicologica né la trama siano penalizzati. Ecco questo è il mix che cerco di ottenere nella mia scrittura.

13-Quando scrivi di notte o di giorno?
Di solito di sera dopo cena; mi rilasso ascoltando musica e poi mi siedo davanti al computer. A volte mi aiuta anche sorseggiare un bicchiere di buon vino, senza esagerare, scalda il motore e libera la fantasia.

14-Ti definisci una scrittrice impulsiva o riflessiva?
Impulsiva direi; le mie storie nascono da un’emozione, un dettaglio, un particolare di un luogo che ho visitato, o di una persona che ho incontrato  o solo visto di sfuggita. Stanno lì nascoste in qualche angolo del mio cervello e poi, d’un tratto, eccole lì che scalpitano per uscire, per vivere di vita propria. E io docilmente obbedisco, dando, di tanto in tanto, un’aggiustatina a qualche personaggio un po’ troppo esuberante, o introducendo nuovi scenari. Insomma, sono anche regista delle mie storie!

15-Scrivi a mano o al computer?
Generalmente al computer, mi è più facile fare correzioni o, addirittura, riscrivere dei pezzi che non mi convincono. In qualche occasione però, soprattutto con racconti brevi o diari, preferisco scrivere a mano. Mi aiuta a calarmi meglio nella storia, una sorta di transfer col mio personaggio.

16-Quando hai scritto il tuo primo libro?
Nel 2009 e quasi per scommessa. Un’amica aveva pubblicato un libro e mi sono detta: se c’è riuscita lei perché non dovrei riuscirci anch’io? Detto fatto nel 2011 è uscita la mia prima raccolta di racconti “Spicchi di cuore” (0111 Edizioni), seguito nel 2013 da un’altra raccolta intitolata “Istantanee di un destino” (0111 Edizioni). L’ultimo mio romanzo Le stelle di Srebrenica è stato pubblicato nel 2015 (Leucotea Project).

17-Da piccola volevi fare la scrittrice?
Assolutamente, no. Volevo fare la ballerina, la dottoressa, la maestra e l’astronauta, così a seconda dei giorni e dell’umore.

18-Pensi che la scrittura possa trasformarsi in un lavoro?
Potrebbe, ma per ragionare in termini pratici, solo se mi garantisse da vivere, e questo al momento per me non è pensabile.

19-Per scrivere ti preparo una scaletta? Se si poi la segui?
Di solito mi preparo una scaletta di massima, giusto per avere un’idea di come si svolgerà la trama, o quali saranno i personaggi principali, ma poi scrivo a ispirazione; quindi direi che non la seguo troppo e, a volte, per niente perché le idee mi vengono in corso d’opera.

20- Scrivi in ordine cronologico?
Sì, scrivo sempre in ordine cronologico i vari capitoli; questo mi aiuta a dare fluidità alla narrazione e continuità alla storia, riducendo il rischio di ripetizioni e incongruenze.

21-Hai un luogo in particolare dove ami scrivere?
No, l’importante è che sia un luogo tranquillo e che io sia da sola. Non riesco a concentrarmi in presenza di altre persone, anche quando se ne stanno buone e tranquille. Scrivere è per me un atto profondamente intimo e come tale lo proteggo.

22-Parlaci dei tuoi libri/libro?
La mia prima raccolta di racconti “Spicchi di cuore” aveva come protagoniste nove amiche quarantenni con i loro incontri-scontri sentimentali nati nel mondo delle chat. Un fenomeno questo sempre più diffuso nell’ultimo decennio, che mi aveva permesso di toccare con ironia alcuni temi  spinosi come la paura dell’AIDS, le differenze etniche o anagrafiche nella coppia, l’infertilità e il naufragio dei progetti affettivi con separazioni e divorzi.
La protagonista della seconda raccolta “Istantanee di un destino” era la capo-redattrice di una rivista patinata; una donna in carriera che arrivata al giro di boa dei cinquant’anni, decide di rivoluzionare la sua vita. Lascia il lavoro, interrompe una relazione sentimentale inconcludente e rompe con un passato doloroso, riuscendo a trovare nuova linfa vitale nell’amore per due figlie adottive.
Nel mio ultimo romanzo “Le stelle di Srebrenica” ho voluto inserire la centralità della donna in un contesto corale e drammatico, quello del conflitto della Bosnia-Herzegovina.  Un romanzo “in rosa”, dove il protagonismo femminile è mosso da una solidarietà a tutto tondo: quella individuale, che aiuta a superare le difficoltà di una bambina affetta da sindrome di Down, e quella  collettiva, come memoria e strumento di sopravvivenza agli orrori di una guerra in cui le donne sono state vittime di stupri di massa, pagando un prezzo enorme.


23-Il tuo libro/libri sono auto pubblicati o editi?
Tutti i miei libri sono stati pubblicati da case editrici non a pagamento

24-Cosa pensi dei self?
Con lo sviluppo sempre maggiore delle librerie e degli store online, il self-publishing è diventato un fenomeno in forte crescita. Non è raro il caso di autori che avendo pubblicato col self-publishing , sono stati notati e messi a contratto da grandi CE, grazie al gran numero di download ottenuti. La strada del self-publishing dà inoltre all’autore la possibilità di gestire in prima persona la propria opera e di avere visibilità diretta delle vendite. In pratica lo scrittore è sia autore che editore, con tutti gli oneri e gli onori delle due figure.

25-Cosa pensi di  chi paga per farsi pubblicare?
Penso faccia del male a se stesso perché non ci crede fino in fondo, agli altri autori che con grande fatica cercano di trovare un proprio spazio nel mondo letterario , e alle case editrici non a pagamento che si prendono rischi e si sobbarcano costi per dar vita a libri di qualità.

26-Per pubblicare con una grande CE serve avere delle conoscenze o ci si può arrivare solo con le proprie forze?
Come in tanti altri settori, per arrivarci ci si può arrivare anche con le proprie forze – il talento e la fortuna non sempre viaggiano separati -, ma avere qualche santo in paradiso è sempre d’aiuto.  Il che non vuol dire che si può essere pubblicati da una grande CE se si è uno scrittore mediocre, ma che , per il loro stesso modo di operare, le grandi CE “scoprono” nuovi talenti attraverso il filtro delle agenzie letterarie o dei propri editor. Quindi qualche conoscenza ad hoc non nuoce alla causa.

27- Ami i social network? Per un autore sono croce o delizia?
Amare è una parola grossa, direi che cerco di usarli e di non diventarne schiava.  Per un autore i social non sono importanti, di più. Avere una pagina Facebook, gestire un blog o essere presenti su Twitter o Instagram è fondamentale, perché questi sono gli strumenti del marketing 2.0. I social permettono di creare una rete di contatti con i propri lettori, di condividere eventi, novità, di scambiare opinioni e impressioni. Insomma senza social è impensabile riuscire a promuovere le proprie opere.

28- Com'è il tuo rapporto con i lettori?
È un rapporto di stima e fiducia reciproca: quando un lettore pubblica una recensione del mio romanzo sono felice che abbia voluto condividere con me le emozioni che ha provato e, da questo punto di vista, chiedo sempre ai miei lettori se vogliono farmi avere le loro impressioni. I lettori sono il miglior metro di giudizio di quello che scrivo; attraverso le loro parole riesco a capire se e come il mio messaggio sia arrivato, se la storia è avvincente, quale personaggio ha suscitato le loro simpatie, quali parti hanno maggiormente apprezzato e quali meno.  Per questo ringrazio i miei lettori, siete fantastici!

29- Una domanda un po’ peperina, se una grossa casa editrice ti contattasse perché interessata a pubblicare qualcosa di tuo, ancora inedito, e ti dicesse che però dovresti stravolgere il tuo lavoro e fare un po’ come vogliono loro per riuscire a vendere più copie, tu accetteresti?
Mah, domanda veramente insidiosa! Se volessero stravolgere il mio lavoro a tal punto che io stessa non lo riconoscerei più come mio, allora farei loro una controproposta: Signori, pagatemi l’idea e poi fatelo scrivere a chi volete.

30- Quali sono le difficoltà più grandi che hai incontrato (e che stai incontrando) nella promozione del tuo libro?
Le piccole e medie case editrici generalmente non investono nella promozione dei libri e quindi la promozione è tutta a carico dell’autore. La difficoltà maggiore sta proprio nell’essere un autore esordiente, bella parola per dire sconosciuto ai più, e di conseguenza i librai sono poco o per niente propensi a mettere sugli scaffali libri che potrebbero restare invenduti.  Le biblioteche, o meglio i bibliotecari, arricciano il naso davanti alle proposte di presentazione di autori che non garantiscono un folto pubblico. E via dicendo. È un po’ un cane che si morde la coda, ma non bisogna lasciarsi abbattere. Io, per esempio, ho trovato un ottimo strumento di promozione tra i blogger; disponibili, attenti e molto professionali nelle recensioni. Un altro eccellente strumento di promozione è il passaparola; sembra una cosa scontata, ma non lo è, e i risultati possono essere davvero strabilianti .


31- Quanto è importante secondo te la promozione per il successo di un libro?
La promozione è fondamentale per il successo di un libro. Solo i grandi e grandissimi nomi della letteratura possono, forse, fare a meno della promozione, ma nel caso di autori esordienti o emergenti senza promozione non si va da nessuna parte.

32-Cosa consigli ad una persona che si affaccia nel mondo della scrittura?
Di armarsi di perseveranza e di tanta pazienza. La fretta è nemica della buona scrittura e, a causa della fretta , si possono perdere delle belle occasioni. Per cui il mio consiglio è di scrivere con molta cura, e di inviare il proprio manoscritto solo nel momento in cui siamo convinti al 100% che quella è veramente l’opera migliore che possiamo presentare a un possibile editore.

33-Cosa o chi ha ispirato la storia che hai scritto?
La storia che ho narrato ne Le stelle di Srebrenica prende spunto dalle vicende di un’amica originaria del Kosovo, che è riuscita a lasciarsi alle spalle l’inferno dei Balcani e ad integrarsi perfettamente nel suo nuovo paese, l’Italia. Ho poi deciso di calarmi nel dramma di una guerra in particolare, quella della Bosnia-Erzegovina, perché storicamente, geograficamente e cronologicamente molto vicina a noi. Una guerra piena di atrocità, purtroppo come tante nel mondo, ma dove le donne sono state usate come mezzo di sterminio di un’intera etnia. Per poter descrivere il massacro di Srebrenica e le sevizie di cui le donne sono state vittime da parte degli eserciti in campo, mi sono documentata leggendo tutto il materiale che ho trovato in rete: reportage e documenti di giornalisti e inviati di guerra, i verdetti del Tribunale dell’Aja e dell’ONU, dichiarazioni di associazioni di donne e madri bosniache. Lo stesso ho fatto per raccontare con precisione storica, anche se ovviamente romanzata, le vicende di Gustavo, il soldato italiano sul fronte orientale durante la seconda guerra mondiale. In questo caso ho letto diari di soldati e storiografie dedicate a quel periodo. Anche se per Gustavo mi sono lasciata prendere emotivamente dalla storia del mio nonno paterno. Lui, ragazzo del ’98, mandato a combattere a soli diciassette anni in trincea sul Carso nella prima guerra mondiale,



34- I personaggi sono reali o inventati?
I personaggi sono di fantasia anche se alcuni di loro nascono da storie vere. Devo ammettere che uno di loro in particolare, e chi leggerà Le stelle non farà fatica a capire a chi mi riferisco, mi ha letteralmente tolto la penna di mano per raccontarsi in un cameo tutto per sé.

35-Chi ti ha sostenuto in quest’avventura?
In un’avventura del genere conta tantissimo l’auto-motivazione; dobbiamo essere i primi a credere in noi stessi  e nelle nostre capacità. Poi non finirò mai di ringraziare per il loro sostegno e la loro fiducia, soprattutto nei momenti più difficili, i miei cari e i miei amici.

36--Ultimo libro letto?
Due di Irene Nemirovsky. Una grandissima scrittrice capace di sondare anche le pieghe più segrete dei sentimenti umani e soprattutto dell’amore.

37-Che genere leggi?
Soprattutto romanzi, narrativa mainstream, con qualche incursione nel romanzo storico e nel giallo – thriller psicologico.

38-Da cosa scegli un nuovo romanzo da leggere, non so copertina, trama, autore ecc.?
Spesso la copertina è stata la molla che mi ha fatto decidere di acquistare un libro. Poi, sicuramente,  leggo la trama, ma l’elemento decisivo è l’incipit. Confesso che leggo sempre come inizia un romanzo e se le prime righe mi colpiscono, posso essere sicura che uscirò con una copia sotto il braccio.

39-A quale autori non sai rinunciare?
A tutti quegli autori che indagano, scavano e fanno vivere nelle loro storie le luci e le ombre dell’animo umano. Qualche esempio Emily Bronte, Dostoevskij, Hemingway, Alice Munro, Isabel Allende.

40- Di cosa hai paura?
Di tante cose, c’è solo l’imbarazzo della scelta: malattia, solitudine, povertà, morte. Diciamo che nei periodi positivi le affronto una alla volta, mentre in quelli negativi faccio di tutto per non pensarci. Tanto non cambierebbe molto anche se ci perdessi il sonno!

41-Dove vorresti vivere?
In un paese in riva al mare; non importa quale paese e quale mare.

42-Hai altri hobby oltre la scrittura?
Ho molti hobby e passioni che coltivo a fasi alterne: la fotografia, sia come fotografa amatoriale che come visitatrice di mostre, la lettura, le passeggiate all’aria aperta, la degustazione di tè, gli haiku e tutto ciò che riguarda la cultura giapponese.  

43-Qual è il tuo sogno più grande?
Visto che sognare non costa niente, allora sogno alla grande: vincere al SuperEnalotto o a qualche lotteria tipo Turista per Sempre, smettere di lavorare, girare il mondo, scrivere quando e come mi va, pensare al futuro di chi mi sta vicino e di chi non ha nessuno che ci pensi.

44-Ti piacciono gli animali?
Molto, specialmente i gatti con i quali trovo molte affinità di comportamento e carattere. Adoro starmene al calduccio sotto le coperte, sonnecchiare sul divano e sono molto permalosa e insofferente a tutto ciò che limita la mia libertà di fare o non fare le cose. Una gatta mancata!

45-Credi nella magia e nel paranormale?
Credo nella magia della vita e penso che tutti noi l’abbiamo dentro. Spesso i problemi, le difficoltà, la fatica del quotidiano ce lo fanno dimenticare; dobbiamo cercare di dedicare più tempo a noi stessi e far risplendere la nostra luce magica.

46-Come ti immagini tra vent'anni?
Spero in salute, finalmente in pensione – ma su questo punto nutro i dubbi più forti – e con ancora tanta voglia di sorridere alla vita. Naturalmente, nel frattempo, sarò diventata una scrittrice famosa (scherzo! Ma mai dire mai).

47-Libro preferito ed autore preferito? Perché?
Ce ne sono davvero tanti, per cui mi limiterò a citarne alcuni in ordine del tutto casuale:
A sud del confine, a ovest del sole – Haruki Murakami , per il suo stile apparentemente “semplice” e diretto, per il legame profondo tra musica e parola scritta che c’è in tutti i suoi romanzi, per quel velo di malinconica accettazione attraverso il quale i suoi personaggi raccontano la vita
Né di Eva né di Adamo – Amelie Nothomb, per l’ironia della sua penna, la vivacità e immediatezza delle sue descrizioni, per la nostalgia e l’amore profondo per il Giappone che traspare da ogni pagina (vi avevo detto che io adoro il Giappone, no? J)
Chiedi alla polvere – John Fante, per aver creato con Arturo Bandini un antieroe più credibile e reale di tanti altri eroi della narrativa mondiale, per la sua ironia mai sopra le righe e sempre funzionale al racconto
E mi fermo qui.

48-A che età ha iniziato a leggere? E con quale libro?
Da quando ho imparato a leggere, quindi alle scuole elementari, e il mio primo libro è stato Cappuccetto Rosso.

49-Progetti per il futuro? Un nuovo libro nel cassetto?
Ho terminato un nuovo romanzo che, al momento, è in cerca di editore. Un romanzo in rosa, come è nel mio stile, che tratta, tra gli altri, temi legati alla cronaca dei nostri tempi e, in particolare, ai bambini. E ne ho da poco iniziato un altro la cui trama si svilupperà sul tema della violenza sulle donne e dello stalking. Non ce la faccio proprio a non scrivere di donne! Ma spero in questo modo di contribuire a dare voce alle troppe vittime dimenticate e persino sconosciute.

50-Che consiglio daresti agli autori che stanno leggendo questa intervista?
Lo stesso consiglio che mi sono data quando ho iniziato a scrivere: leggere tanto, scrivere ogni volta che è possibile farlo, non temere la fatica, i sacrifici e le delusioni e, soprattutto, non smettere mai di credere in se stessi e di sperare. L’occasione giusta arriverà, piccola o grande che sia, sarà la nostra occasione e dovremo farci trovare preparati per non lasciarcela sfuggire!

Grazie a Daniela per l'intervista!



mercoledì 8 marzo 2017

Recensioni & Co # 6: Irene Nemirovsky


Due 
Irene Nemirovsky e la
 bellezza del quotidiano 

      Irène Némirovsky: una vita che da sola è già un romanzo. Figlia di un ricco banchiere ebreo ucraino, nel 1918 fugge con la famiglia prima in Finlandia poi in Svezia e nel 1919 i Nemirosky arrivano in Francia, dove si stabiliscono a Parigi. Nel 1939 si converte al cattolicesimo, ma ciò nonostante nel 1940 il governo francese le impedisce di continuare a pubblicare ed è costretta ad applicare la stella gialla sui suoi abiti. Nel 1942 viene arrestata dalla guardia nazionale francese; morirà il 17 agosto dello stesso anno nel campo di concentramento di Auschwitz.

     Le sue opere vengono riscoperte e pubblicate postume; tra queste Due, un romanzo ambientato a Parigi negli anni successivi alla fine della Prima Guerra Mondiale. La cosa che mi ha colpita fin dalle prime pagine è stata l’atmosfera in cui sono calate le storie dei giovani protagonisti: scampati, chi alla morte nelle trincee chi ai sacrifici imposti dalla guerra, cercano con accanimento una felicità che, in qualche modo, li ricompensi delle incertezze, paure e privazioni che hanno vissuto. Ma il loro accanimento è così forte ed insistito da rivelare, chiaramente, che il loro destino non potrà che essere la sconfitta. A volte dolce, a volte malinconica, altre amara, perché la felicità è solo un istante, troppo breve perché qualcuno possa coglierla e trattenerla.  

     La trama ruota attorno alla famiglia Carmontel, il cui figlio minore, Antoine, cerca la felicità nelle braccia di ragazze facili e compiacenti per contrastare la freddezza e l’ostilità di genitori e fratelli. E la sua ricerca è riassunta nell’incipit del romanzo, dove viene descritta così:

Si baciavano. Erano giovani. I baci nascono in modo così naturale sulle labbra di una ragazza di vent’anni! Non è amore, è un gioco; non si insegue la felicità, ma un attimo di piacere

      La storia raccontata dalla Nemirovsky si sviluppa nel corso di parecchi anni attraverso  le vicende di alcune giovani coppie: Antoine, Marianne, Solange, Gilbert, Evélyne. Amori che si inseguono, si incrociano, svaniscono, portano felicità, ma anche solitudine, disperazione e morte.

     Ma la grandezza della Némirovsky appare nella sua pienezza quando si concentra ed analizza in modo specifico, quasi chirurgico, il matrimonio, come esito naturale delle vita a due. La sua è un’analisi profonda, attenta, mai banale né scontata. Anche le situazioni quotidiane e routinarie della vita matrimoniale acquistano, grazie alla sua abilità eccelsa di scrittrice e psicologa, una luce nuova, affascinante, coinvolgente. 

     E la domanda, anzi le domande, a cui riesce a dare risposta in Due sono altrettanto precise e dirette. Come avviene il passaggio nella vita coniugale dall’amore-passione all’amicizia? Come e quando si passa dal tormentarsi per le inevitabili divergenze al volersi davvero bene, contando solo sull’amicizia e la profonda comprensione reciproca?

      Anche se ambientato negli anni 20 del secolo scorso, il matrimonio di Marianne e Antoine è di una sconcertante attualità. Una vita di coppia difficile e irta di ostacoli, segnata da adulteri reciproci, incomprensioni, solitudine, rivalità mai sopite e persino dalla morte. Ed è proprio la maestria della Nemirovsky, la raffinatezza della sua analisi, la perfetta verosimiglianza della psicologia dei suoi personaggi a rendere le loro sofferenze, dubbi e problemi così reali e vicini a quelli che tutti noi abbiamo sperimentato nelle relazioni di coppia che abbiamo vissuto.

      Altrettanto moderna e attuale mi è sembrata la prosa di Irène Nemirovsky: lucida, a tratti quasi spietata, ma mai consolatoria. Soprattutto quando illumina ed esplora la vita a due senza cadere in facili ipocrisie e finzioni: ci si può amare e perdere, ma ci si può anche ritrovare su basi più solide e durature. 

     Una lezione non facile, ma piena di speranza per chi è alle prese con le difficoltà inevitabili della vita coniugale, ma non per questo si arrende.

venerdì 3 marzo 2017

Dani # 9: Voglia di Haiku


        HAIKU

LA POESIA DEL

5 - 7 - 5


Oggi mi è venuta voglia di Haiku; componimenti poetici brevi, essenziali, puliti nati in Giappone nel XVII secolo e composti da tre versi secondo lo schema 5 - 7 - 5 .

Tra i poeti giapponesi che utilizzarono il genere Haiku per descrivere la natura e i sentimenti umani che questa ispira e risveglia, io adoro Matsuo Basho. La sua capacità di condensare ed evocare in soli tre versi un intero processo creativo, secondo me, è straordinaria e difficilmente eguagliabile.

Detto questo non aspettatevi niente di, neanche lontanamente, simile ai suoi versi quando leggerete i miei "tentativi" di Haiku, ma, come mi piace pensare, la poesia è un qualcosa che tocca l'anima e chi riesce a farlo non per forza deve essere un grande poeta.

Quindi a voi l'arduo giudizio: io ci ho provato!





L'anima piange;
vetri insanguinati,
cammino scalzo



Bolle di luce,
s'apre l'arcobaleno
insieme a te






Rose vermiglie
nell'alba della vita;
musiche nuove






Perle sui volti,
sorrido alla pioggia;
è l'infinito




Vuoto che brucia
sono lucciole spente;
pensieri di te




Fumo di sogni
sulle tazze di tè;
fuori l'inverno




Scivola piano
sul mare senza onde,
il nostro amore





Ride il vento,
spuma bianca del lago;
un bacio tra le ciglia





Folli acrobati
dentro cerchi di fuoco;
e tu resti seduto



Un canto dolce
si adagia sul petto;
usignolo in amore