domenica 4 febbraio 2018

Recensioni & Co #20: L'amante giapponese


Ci sono passioni che divampano come incendi fino a quando il destino non le soffoca con una zampata, ma anche in questi casi rimangono braci calde pronte ad ardere nuovamente non appena ritrovano l’ossigeno. 

E una passione così lega Alma Belasco e Ichimei Fukuda per e oltre la vita in un romanzo che ripercorre le loro esistenze e, insieme ad esse, anche quelle dell'Europa e dell'America dalla Secondo Guerra Mondiale ai, direi quasi, nostri giorni.

Alma è una ragazzina polacca che, per sfuggire allo sterminio nazista, viene imbarcata dai genitori e mandata con la governante a San Francisco dagli zii. Qui crescerà nel lusso di una villa da sogno, ma anche nella solitudine orrenda di una bambina che sa di essere rimasta sola al mondo e che, dopo aver pianto tutte le sue lacrime, si chiude in se stessa e al mondo per risparmiarsi altri dolori.

Questa sua sofferenza sarà alleviata dalla presenza di Ichimei, figlio del giardiniere della villa e del cugino Nathaniel, più grande di lei e altrettanto complesso nella sua fragilità e sensibilità.

La storia d un grande amore e di una passione ancora più forte che congiunge e, al tempo stesso, divide le loro esistenze, mentre sullo sfondo passano le immagini del Ghetto di Varsavia, dei campi di sterminio nazisti e di quelli di concentramento dove vennero reclusi i nippo-americani dopo i fatti di Pearl Harbour.

Una storia d'amore che affascina non solo per la sua resistenza ai colpi della vita, alla morale e agli ostacoli della società, ma soprattutto per la personalità dei protagonisti.

Alma, così altera e apparentemente sicura di sé, una donna in carriera che non sembra temere nulla, a parte il suo amore per Ichimei che la rende vulnerabile e la costringe a scegliere. Una scelta obbligata a quei tempi, una scelta che cambierà la sua vita, spingendola tra le braccia di Nathaniel.

Ichimei, l'amante giapponese, l'unico uomo che saprà amarla ad ogni incontro di quell'amore carnale e puro che li renderà schiavi e liberi di essere se stessi fino alla morte.

Ma definire L'amante giapponese la storia di un amore è perlomeno riduttivo. Raccontando dell'amore tra Alma e Ichimei, l'Allende ci parla della felicità umana e dei tentativi, a volte consapevoli altre meno, che ognuno di noi mette in atto per cercare di assicurarsene quel tanto che basta ad illuminare il nostro cammino. Ed è una felicità fuggevole, fatta di momenti, sensazioni, attese, unioni spesso solo sognate, desiderate.
Forse l'unica felicità destinata agli uomini.

La felicità non è esuberante né chiassosa, come il piacere o l’allegria. È silenziosa, tranquilla, dolce, è uno stato intimo di soddisfazione che inizia dal voler bene a se stessi. 

Non è l'amore che vince su tutto, perché nella realtà un amore così è davvero raro, quello descritto dall'Allende ma un amore tanto vero e umano da attraversare i decenni, fino a diventare ragione di vita o di morte nella vecchiaia. 

Ed è stato proprio questo aspetto dell'amore, l'età avanzata, ad avermi colpita. Quando a un certo punto della sua vita, Alma decide di ritirarsi in una casa per anziani, sceglie Lark House e, noi con lei, entriamo in un mondo parallelo che apre uno spiraglio su quella che un giorno potrebbe diventare anche la nostra esistenza. 

E' stato coinvolgente ma anche "sconvolgente" leggere del desiderio di amore fisico, di carezze e condivisione dello stesso letto tra gli anziani ospiti di Lark House, prima che per loro si spalanchino le porte del terzo livello, quello da cui non si fa più ritorno. Un ritratto realistico e a tratti umoristico di un gruppo di anziani rivoluzionari e figli dei fiori che manifestano ogni venerdì contro i mali del mondo, ballano a piedi nudi intorno agli alberi e fumano cannabis per dimenticare i dolori del corpo e dello spirito. 

Amore e morte, l'una non rinnega l'altro e insieme accompagnano ogni nostro giorno. 

Iniziamo a invecchiare nel momento in cui nasciamo, cambiamo giorno dopo giorno, la vita è un continuo fluire. Ci evolviamo. L’unica cosa diversa è che adesso siamo un po’ più vicini alla morte. E cosa c’è di male in questo? L’amore e l’amicizia non invecchiano. 

A Lark House Alma, nel suo progressivo scivolare verso la fine, incontra Irina, giovane donna di origini Moldave dal passato misterioso e terribile, che diventerà suo braccio destro, amica, confidente e, grazie a lei e al suo unico nipote Seth, Alma riuscirà a ricordare e a mettere ordine nella sua lunga e tortuosa esistenza. 

Riordinare album di fotografie, raccontare spezzoni di vita per permettere a Seth di scrivere un improbabile romanzo sulla famiglia Belasco, sono l'ultimo atto purificatorio e la finale presa di coscienza di Alma. La felicità l'attende altrove e Ichimei la sta già aspettando.

Tutti nasciamo felici. Lungo la strada la vita ci si sporca, ma possiamo pulirla.