lunedì 17 aprile 2017

Recensioni & Co # 8: Leggera come l'abisso


Leggera come l’abisso

Romanzo di Roberto Pecoraro


Un viaggio: avete mai immaginato un viaggio nelle profondità del vostro essere? Una discesa immaginaria e immaginifica nei recessi nascosti del vostro Io?

Sembrerebbe una domanda superflua, del tutto inutile: che bisogno c’è di intraprendere un simile viaggio? Chi non si conosce abbastanza bene, da dover incontrare la parte più vera del proprio sé, vivendo in anteprima stralci di vita di persone sconosciute?

Eppure questo è proprio ciò che accade a Linda dopo una perdita di coscienza casuale e apparentemente senza conseguenze; un incidente di percorso che, invece, stravolgerà la sua esistenza, conducendola fino all'abisso, dove si cela quel grumo di emozioni indistinte e indefinite che costituisce la sua essenza più genuina e primordiale.

Quel ricordo non era mio, mi chiesi se si può davvero provare il dolore di un’altra persona.

In una grotta, che si rivelerà un luogo reale, ma che potrebbe anche non appartenere a questa dimensione, Linda supererà i limiti corporali e mentali, per intrecciare la sua anima e divenire un tutt'uno, un solo sentire con gli altri compagni di questa esperienza forte e straordinaria.

In una sorta di sonno purificatore e liberatorio Linda vivrà e sentirà la loro paura, rabbia, dolore e la sublimazione estrema del sesso. 

Una donna dai seni piccoli e cadenti, un musicista, un ragazzo dagli occhi gialli tendenti al marrone ed uno dai capelli ricci, un ragazzino senza volto e due corpi nudi aggrovigliati in un unico ammasso di carne e pelle: questi sono gli ospiti della grotta di cui Linda vivrà stralci di ricordi e che poi incontrerà anche nella vita reale.

Molte vite non sono altro che una corsa continua per fuggire dalla paura del buio, dell’ignoto, delle domande su chi siamo, perché siamo, dove siamo. Per non affrontare una grotta di paura, di dolore, di solitudine; per non cercare la luce dentro gli abissi profondi della propria anima.

         Con uno stile che fonde con maestria visioni oniriche ed immagini di grande poesia, Roberto Pecoraro ci invita a metterci in ascolto dell’abisso e a smettere di vivere sulla superficie della nostra esistenza fatta di ricerca di successo, potere, denaro, gratificazioni materiali e vacue. A lasciarci andare alla corrente della vera vita che scorre nelle profondità del nostro essere.

        Solo il coraggio di affrontare la nostra grotta personale ci permetterà di dare un senso a questo nostro cammino terreno e questo potrà accadere superando il senso di sconfitta che ci portiamo dentro dalla nascita: peccato originario con cui tutti noi, prima o poi, dobbiamo fare i conti.

     E la sconfitta, intesa come abisso di paura ed ignoto, sarà vinta proprio dalla discesa nell'abisso dell’essere, dove, finalmente, i nostri fantasmi assumeranno un volto e ci daranno la leggerezza necessaria per tornare alla superficie di una consapevolezza nuova e piena.

     Un messaggio splendidamente romanzato da Roberto Pecoraro a cui mi sento di dover attribuire la stessa capacità espressa da Linda:

Non so come dire, mi basta poco per sentire le anime.


martedì 11 aprile 2017

Recensioni & Co # 7: Dipende da dove vuoi andare


Dipende da dove vuoi andare

Romanzo di Stefania Convalle


L’attesa dell’uscita di un nuovo romanzo è sempre un momento particolare, quasi magico, carico com'è di aspettative e curiosità. O almeno di solito è così: sia per i miei che già conosco che, ancor di più, per quelli di altri scrittori di cui apprezzo il talento.

Ma questa volta, devo confessare, non è andata in questo modo ed il motivo è molto semplice. Conosco molto bene l’autrice, Stefania Convalle, ed ho avuto modo di leggere tutta la sua produzione letteraria ad oggi. Quindi questo suo nuovo romanzo per me è stato più che altro una conferma: piacevole e coinvolgente del sentire profondamente umano e dello stile intenso e di pancia di Stefania.

Dipende da dove vuoi andare è un romanzo che tiene il lettore incollato ad ogni pagina fino all'epilogo: per nulla scontato né banale. La storia narrata è quella di un femminicidio: come i troppi che si consumano ininterrottamente ormai quasi ogni giorno e che non sempre giungono alla ribalta della cronaca, si potrebbe dedurre.

Ma non è così. Perché la penna talentuosa di Stefania riesce a trovare un taglio nuovo, un punto di vista della narrazione del tutto inusuale e sorprendente. A confrontarsi in un dialogo che, letteralmente, coinvolge mondi diversi, sono due donne: Anna e Maria. Una già vittima della violenza di Luca, uomo malato di possesso, e l'altra sua potenziale vittima.

Un confronto che, con l'infittirsi delle vicende, si fa, di volta in volta, drammatico, intimistico, solidale e protettivo. Drammatico come l’angoscia e la paura di chi è stato vittima della violenza più estrema, ma che, ciò nonostante, trova ancora la forza per dare un senso alla propria morte. Intimistico come può essere l’affidarsi a una Forza superiore, chiamatela Amore o come preferite, senza la quale la vita non avrebbe senso. Solidale come solo due donne sanno essere, quando, insieme, riescono a mettere in discussione certi atteggiamenti e modi di pensare, troppo spesso e per convenienza, dati per scontati. Protettivo come il calore e il ricordo di una madre e come il sogno di un vero amore.

Ed è proprio nell'intreccio tra le vite di Anna e Maria che Stefania ci mostra la profondità del suo sguardo, riuscendo a cogliere e a portare in superficie i moti dell'animo più segreti, forse inconfessabili o, semplicemente, più umani e perciò disarmanti.

Due donne che sapranno trovare ognuna la propria strada: unite da un dono miracoloso che solo la vita può regalare. Due donne che, consapevolmente, decideranno quale strada prendere: perché tutto dipende da dove si vuole andare.