lunedì 12 dicembre 2016

Pagina # 10: Il Ponte del Diavolo


Quando il Diavolo ci mette lo zampino…
ovvero Il ponte del Diavolo

Per il ponte dell’Immacolata siamo andati, io e il Delizioso (ndr così si è espresso il mio fidanzato ;-), in Toscana: Massa, Forte dei Marmi, Pisa, Luca, Bagni di Lucca e Borgo a Mozzano. Alcune località famose, altre un po’ meno come l’ultima che, però, offre ai visitatori che arrivano fin là una perla architettonica, ingegneristica e, perché no, storico-leggendaria: il Ponte del Diavolo.

Prima di partire mi ero documentata un po’ sulle bellezze da vedere e così mi erano capitate sott’occhio alcune foto; troppo bello, dovevo vederlo e attraversarlo, tanto più che la leggenda che aleggia intorno alla costruzione di questo ponte tira in ballo, nientepopodimenoche il diavolo in persona!

Detto fatto: il Delizioso, armato di santa pazienza e navigatore impostato, affronta con maestria curve e controcurve e, a un tratto, eccolo lì sulla nostra sinistra con le sue campate di grandezza crescente che si gettano, in una strana e affascinante asimmetria, da una riva all’altra del fiume Serchio.

La storia ci dice che, questa eccezionale opera di ingegneria medioevale, fu probabilmente voluta dalla contessa Matilde di Canossa, mentre il suo nome ufficiale Ponte della Maddalena è dovuto a una edicola, costruita intorno al 1500 ma non più esistente,  che custodiva la figura della Maddalena.

La leggenda, invece, ci parla di un Ponte del Diavolo che si trovò, suo malgrado, invischiato nella sua costruzione. In realtà il compito di edificare il  ponte era stato affidato a S. Giuliano l'Ospitaliere. L'opera si rivelò di difficile realizzazione e, quando si rese conto che non avrebbe completato il lavoro entro la scadenza, il capomastro sprofondò nella disperazione. Una sera, mentre sedeva da solo sulla sponda del Serchio pensando al disonore che gli sarebbe toccato per non aver terminato il ponte in tempo utile, gli apparve il diavolo che gli propose un patto. Il maligno lo avrebbe terminato in una sola notte, ma a una condizione: avrebbe preso l'anima di colui che avesse attraversato il ponte per primo. Il patto fu siglato: in una sola notte il diavolo con la sua forca sollevò la grande campata del ponte. Il costruttore, pieno di rimorso, andò a confessarsi da un religioso che gli disse di rispettare il patto, ma di aver l'accortezza di far attraversare per primo il ponte a un… maiale. Il giorno successivo il capomastro impedì l'accesso alle persone e fece attraversare per primo il ponte alla bestia. La leggenda vuole che il diavolo, inferocito per la beffa, si gettò giù dal ponte nelle acque del Serchio e non si fece rivedere mai più da quelle parti.

La realtà è stata senz’altro superiore alle aspettative; sarà per l’aura di mistero che lo circonda, sarà per la bellezza mozzafiato del paesaggio illuminato dal sole, sarà per l’incredibile sfida alla forza di gravità della campata centrale, ma – vi assicuro – passeggiare, o meglio arrancare, fino in cima a questo ponte è un’esperienza davvero unica!

lunedì 5 dicembre 2016

Recensioni & Co #5: Passione fotografia


PASSIONE FOTOGRAFIA, OVVERO THE ONLY WAY IS UP


7 DOMANDE A BARBARA MANIERO

               Buongiorno Barbara e ben ritrovata! Per chi non lo sapesse, Barbara e io siamo state colleghe nello stesso ufficio una vita fa. Poi lei ha preso la strada degli Stati Uniti, dove si è trasferita, ha studiato e svolto vari lavori, e ha potuto, soprattutto, realizzare un suo grande sogno.  Un altro caso di cervelli in fuga, se non fosse che Barbara torna spesso in Italia, dove c’è la sua famiglia e gli amici e la sua, più che una fuga, può essere definita una passione: quella per la fotografia.
             Partiamo subito con le sette domande a Barbara per conoscere meglio lei e la sua arte:

D.  Come e quando nasce la tua passione per la fotografia? O, se preferisci, quando ti sei accorta di non poter vivere senza stare attaccata all’obbiettivo della tua macchina fotografica?
R. La mia passione e’ iniziata da teenager con la mia prima point-and-shoot. Ogni occasione era buona per fare foto. A quei tempi generalmente scattavo foto agli amici.
Già da allora avevo il grilletto facile. Mi ricordo sempre un viaggio a Praga e Vienna di una settimana in cui ho scattato più di dieci rullini!

D. Cosa significa lavorare oggi come fotografa negli Stati Uniti? Il tuo essere Italiana ti ha aperto o chiuso qualche porta? Il fatto che gli Italiani sono un popolo di santi, poeti e fotografi qualcosa avrà pur contato nella tua esperienza , immagino! Spero non vorrai demolire questa mia convinzione…J
R. Oggi giorno fare il fotografo e, soprattutto, avviare un’attività a tempo pieno e’ molto difficile. Il motivo principale e’ l’avvento della fotografia digitale. Con le macchine fotografiche digitali e i telefonini, che a volte hanno una risoluzione migliore di certe macchinette, oggi tutti sono ‘fotografi’. La gente non vuole spendere soldi e si affida a parenti e amici in possesso di una buona  macchina fotografica. Non capiscono purtroppo che non e’ la macchina fotografica a fare le foto belle, ma l’occhio che ci sta dietro. Il commento che mi urta maggiormente è questo: che bella macchina fotografica, sicuramente farà delle foto bellissime! 
Di certo la mia nazionalità non mi ha precluso alcuna  opportunità. Come dice il detto, l’America è il paese delle opportunità, ed e’ proprio vero!  Se hai voglia di fare, se hai talento, se hai un’idea, non importa chi sei o da dove vieni, c’e’ posto anche per te.
Sono sicura che il mio background, l’essere cresciuta in Italia, la famiglia e le mie varie esperienze in qualche modo sono rappresentate nelle mie immagini. Credo che sia principalmente nello stile e nella ricerca del bello, anche nelle cose più semplici e comuni, dove emerge la mia Italianità.

D. Quali sono i tuoi soggetti preferiti ? In quale momento della giornata hai fatto i tuoi scatti migliori?
R. I miei soggetti sono molto vari, ma principalmente prediligo paesaggi e persone.
Vivendo in California, vicino all’oceano, i paesaggi sono stupendi e i tramonti sono sempre spettacolari.
I momenti della giornata migliori per scattare foto sono la mattina presto quando il sole sorge, e un’ora prima del tramonto, la cosiddetta golden hour.
Mi appassiona molto anche la fotografia notturna. Le luci, i riflessi, le ombre. Quando scende il buio tutto cambia e acquista un aspetto etereo.
Nell’immediato futuro inizierò a concentrarmi principalmente sui ritratti.

D. Viene logico a questo punto chiederti cos’è per te un bello scatto? Quali caratteristiche deve avere una fotografia per essere giudicata bella, ben riuscita?
R. Per me un bello scatto e’ quello che produce una reazione in chi lo guarda. Non importa che reazione sia. Non mi aspetto che tutte le mie foto piacciano sempre a tutti, ma se lo spettatore si ferma a guardarle, ad osservarle e sente qualcosa - che sia positivo o negativo - se le foto lo fanno pensare, allora il mio scopo e’ stato raggiunto.
Una foto e’ molto soggettiva. Rappresenta la prospettiva del fotografo, il suo umore nel momento in cui la foto viene scattata, le sue intenzioni dietro a quella foto. E ovviamente la reazione che suscita nello spettatore e’ altrettanto soggettiva per quella persona. La sua reazione dipende dalle sue esperienze, dal suo background, dall’umore in cui si trova in quel momento.

D. I fotografi solitamente si dividono in due squadre opposte: i sostenitori della Canon e quelli della Nikkon (tutta pubblicità gratuita, eh J). La tua fedele compagna di appostamenti e avventure a quale delle due appartiene, oppure c’è un terzo incomodo?
R. Canon! La mia macchina fotografica principale e’ sempre stata una Canon. Non ci sono motivi profondi dietro questa scelta. La mia point and shoot era Canon, la mia prima 35mm era Canon e quando ho fatto il passaggio al digitale sono rimasta con la Canon.
Però c’e’ anche l’intrusa. Siccome la mia Canon non e’ molto comoda da portare in giro ogni giorno, e non posso uscire di casa senza la macchina fotografica, uso anche una Lumix. Ci sta nella borsetta, la qualità delle immagini e’ buona e mi da’ quasi la stessa flessibilità della mia macchina fotografica principale.

D. Cosa ha dato e cosa sta dando a Barbara, come persona e professionista, la fotografia? Dall’altra parte,  Barbara cosa pensa di trasmettere al suo pubblico con i suoi scatti?
R. La fotografia e’ la mia forma di espressione, come per te e’ lo scrivere. Le foto le scatto principalmente per me stessa. Rappresentano ricordi, momenti, emozioni della mia vita.
Al mio pubblico spero di trasmettere un’emozione. Mi piacerebbe che i miei scatti dessero al pubblico una sensazione di calore, che fossero un conduttore per i loro ricordi - fatti o sentimenti vissuti o provati nella loro vita - e che provocassero nuove sensazioni, possibilmente positive.

D. Per concludere, dove è possibile ammirare le tue fotografie e dove è possibile acquistarle? Siamo prossimi al Natale e una bella raccolta di fotografie è sicuramente un’idea regalo originale!
R. Ho una mia Pagina Facebook: https://www.facebook.com/barbaramanierophotography/
Seguitemi! J
Ho anche pubblicato un libro di foto con citazioni sia in inglese che in italiano. Lo potete trovare in vendita su Blurb: http://www.blurb.com/b/6683192-the-only-way-is-up
Potete approfittare del 40% di sconto fino all’8 Dicembre: CODE: THRILL40
Negli ultimi anni ho intrapreso un progetto personale che prevede di scattare una foto al giorno con lo scopo di stimolare la mia mente, imparare nuove tecniche e continuare a migliorare in questa arte.
Ho sviluppato questo progetto per tre anni non consecutivi. Sotto trovate i link dei primi due progetti, il terzo e' ancora in corso sulla mia pagina Facebook.
The 365 Project:: http://barbaramaniero.com/the365project/
foTo:: http://barbaramaniero.com/foTo/
Il mio sito ufficiale e' in via di aggiornamento. Se qualcuno avesse domande e/o volesse acquistare delle foto può contattarmi con un messaggio privato sulla pagina di Facebook.

Grazie mille per avermi dedicato questo spazio. Ne sono onorata.

Grazie a te, Barbara per avere accettato questa breve intervista per il mio blog Le cose di Dani, e speriamo di poter avere presto una tua mostra fotografica qui in Italia!



















venerdì 2 dicembre 2016

Pagina #9: Mamy Training Shop

Babywearing

Indossare un bebè si può!


Avete mai pensato a quale è il modo più semplice e naturale di portare un neonato? Pensate a come portano i propri bebè le donne di un villaggio africano o indiano… Esatto! Il metodo migliore è proprio questo; perché attraverso il contatto diretto col corpo materno il bebè rivive le sensazioni che provava durante la gestazione, stabilisce un contatto visivo immediato, acquisisce sicurezza, senso dell'equilibrio e dello spazio, impara a riconoscere i propri limiti, a testare l'efficacia dei propri segnali e, grazie alla varietà degli stimoli che percepisce, raggiunge uno sviluppo intellettivo elevato.


            Tutto questo si può riassumere in sole 5 parole: fasce elastiche Mamy Training Shop, che potete trovare sul sito www.mamytrainingshop.com di Luana Li Veli.


Luana è una consulente Babywearing Italia, presso cui ha sostenuto esami di abilitazione, e come tale organizza incontri gratuiti e informativi per neo genitori, spiegando le basi del portare. Dopo questi incontri preliminari le mamme e i papà decidono se fare una consulenza formativa di gruppo o individuale.

Frequentare i corsi è fondamentale per comprendere come utilizzare correttamente le fasce porta bebè, dice Luana, perché eseguire legature perfette non è cosa che si possa imparare semplicemente leggendo un libretto di istruzioni!

Le fasce elastiche Mamy Training Shop sono totalmente Made in Italy: dalla materia prima - 100% cotone antibatterico e anallergico - al confezionamento, e sono realizzate con tinture prive di sostanze tossiche tutte conformi alla Certificazione REACH (CE N 1907/2006), per evitare che il bimbo possa ingerire sostanze nocive o cancerogene.

Con le fasce elastiche Mamy Training Shop si possono portare neonati fin dal primo giorno di vita, comodamente e in totale sicurezza! conferma Luana che collabora con ostetriche, pediatri, ed osteopati per bimbi con problemi di displasia alle anche. Gli specialisti medici hanno infatti riconosciuto l’impiego terapeutico delle fasce Mamy Training Shop; non solo perché questo tipo di supporto non grava sulle spalle, la schiena e le braccia del portatore, ma soprattutto perché, assecondando la naturale postura del bebè, favorisce il corretto sviluppo della sua colonna vertebrale.

Se volete saperne di più sugli articoli in vendita e sui training organizzati da Luana – un’ottima idea regalo per donne incinte e, perché no?, per i loro mariti e compagni, potete contattarla direttamente – tutti i  suoi dettagli sono nella scheda qui sotto – e, nel frattempo, date un’occhiata al sito www.mamytrainingshop.com