L’inventore
di sogni
Sembrerà
una sciocchezza, ma anche la copertina ha avuto il suo perché nell’acquisto di
questo libro. Il fatto poi che le storie che lo compongono vengano definite racconti per ragazzi ha fatto il resto.
Quello
che mi è sembrato chiaro dopo averlo letto, d’un fiato ci tengo a precisare, è
che McEwan gioca e si diverte, con grande ironia, col registro del racconto per
ragazzi, ma, in realtà, il suo scopo è un altro.
Attraverso
i sogni ad occhi aperti di Peter Fortune, un ragazzino di undici anni del tutto
anonimo e normale, se non fosse per la sua strana propensione a starsene da
solo e a perdersi in fantasticherie di ogni genere su oggetti, animali e
persone, McEwan mette in contatto e, se necessario, sovverte, i rapporti tra il
mondo dei bambini e quello degli adulti.
I
sogni di Peter diventano la chiave di accesso a realtà altrimenti
inaccessibili: il mondo delle bambole dove regna la terribile Cattiva, quello del gatto di casa, ormai
vecchio e malandato, che riesce, grazie a Peter, a prendersi l’ultima rivincita
su uno spavaldo gatto giovane e quello degli anziani, acidi e soli, che
tormentano i bambini perfino sotto le mentite spoglie di un ladro inafferrabile.
Ma
le incursioni più interessanti e rivoluzionarie del sognatore Peter sono quelle
nel mondo degli adulti e dei più piccoli. Un giorno d’estate, uno dei tanti trascorsi
con la famiglia e gli amici sulla costa atlantica del Devon, Peter scopre il
desiderio di comprendere meglio le abitudini, così strane e lontane, degli
adulti che, anziché correre e giocare sulla spiaggia, trascorrono ore a
chiacchierare, leggere e passeggiare. E il desiderio lo trasforma in un giovane
adulto che conosce i battiti del cuore e il primo bacio con Gwendoline e, dopotutto,
quel mondo non gli apparirà più così brutto e triste.
Avere
undici anni è come vivere nella Terra di
Mezzo: non si è piccoli, ma nemmeno grandi. E Peter sembra essersi
dimenticato la sua vita di qualche anno prima. Ma ci pensa la sorellina Kate
con la sua bacchetta magica a farlo entrare nel corpo del cuginetto Keith, e a
fargli riscoprire delizie insospettabili come gattonare, spalmarsi il cibo sul
viso, scoprire gli oggetti assaporandoli e cercare di trasformare i pensieri in
suoni comprensibili.
Se
poi la noia della vita quotidiana e l’insopportabile disordine casalingo lo
assalgono, Peter ha un asso nella manica: la Pomata Svanilina. Ne basta poca
per far scomparire tutta la famiglia e godersi un po’, ma non troppa, beata
solitudine.
Racconti
che fanno riflettere e che svelano, a volte in maniera ironicamente
inquietante, la natura potenzialmente sovversiva della mente dei ragazzi che
non hanno ancora varcato la linea che segna il confine col mondo degli adulti.
O che, forse, non lo faranno mai.
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