giovedì 5 gennaio 2017

Pagina # 12: Tuttomondo

TUTTOMONDO
Il murale di Keith Haring a Pisa

         Quanti di noi sono stati a Pisa e sono rimasti incantati dalla bellezza senza tempo della Torre, del Duomo e del Battistero? Ma quanti hanno anche cercato e ammirato il murale del celebre graffitaro americano, Keith Haring? Pochi immagino, perché questa sua opera non è, purtroppo, conosciuta ai più.

         L'idea di realizzare un murale a Pisa nasce, casualmente, dall’incontro per strada a New York tra Haring e un giovane studente pisano. Il tema è quello dell'armonia e della pace nel mondo, reso visivamente attraverso i collegamenti e gli incastri tra le 30 figure che, come in un puzzle, popolano i centottanta metri quadrati della parete del Convento di Sant'Antonio. 

       Ogni personaggio rappresenta un diverso "aspetto" del mondo in pace: le forbici "umanizzate" sono l'immagine della collaborazione concreta tra gli uomini per sconfiggere il serpente, cioè il male, che è colto nell’atto di mangiare la testa della figura accanto, la donna con in braccio il bambino rimanda all'idea della maternità, mentre i due uomini che sorreggono il delfino ricordano il rapporto con la natura. 

     Haring scelse colori dalle tonalità tenui, che attenuavano la violenza cromatica che lo aveva sempre contraddistinto, recuperando in parte i colori dei palazzi pisani e della città nel suo complesso, per rendere l'opera compatibile con il contesto socio ambientale dove è collocata. 

     È l'unica opera di Haring che venne concepita sin dall'inizio come "permanente"; non destinata cioè a scomparire nell'uso o nella serialità della comunicazione di massa. Infatti l’artista impiegò una settimana ad eseguirla, rispetto all'unico giorno con cui era abituato a realizzare gli altri murales. Il primo giorno disegnò da solo la linea di contorno nera, senza bozzetto preparatorio, poi nei restanti giorni, aiutato dagli studenti e artigiani della Caparol Center, che fornirono le tempere acriliche in grado di mantenere a lungo intatta la qualità dei colori, eseguì la colorazione. 

    Il murale ha insolitamente un titolo: "TUTTOMONDO", parola che riassume la sua costante ricerca di incontro e di identificazione con il pubblico, esemplificata in questo caso dal personaggio giallo che cammina, o che corre, posto al centro della composizione sullo stesso piano di un ipotetico passante. 

     I trenta personaggi del murale hanno la vitalità e l'energia tipiche di Haring e del suo incessante fervore creativo che gli ha consentito di lasciare, pochi mesi prima della morte per Aids a soli 31 anni nel 1990 a New York, un'opera che è prima di tutto, un inno alla vita.

dal 20.2.2017 al 18.06.2017 a Palazzo Reale, Milano

       A quasi 30 anni dalla sua morte, Milano gli dedica una grande mostra che è un viaggio colorato e allegro tra le sue opere, vitali e sempre in movimento, ispirate ai cartoni animati di Walt Disney, alla grande arte di Dubuffet, Jackson Pollock, Paul Klee e soprattutto alla Pop Art di Andy Warhol e all'arte di Alechinski.

      Per chi vuole conoscere meglio questo artista è un'occasione imperdibile!




Nessun commento:

Posta un commento