mercoledì 29 giugno 2022

Recensioni & Co #27: Breath


                                                                                Breath

di Roberto Pecoraro - Algra Editore


Se si fosse trattato di una recensione canonica, avrei esordito più o meno così: Breath è l'ultimo romanzo di Roberto Pecoraro che racconta di un viale alberato, di un boschetto della droga, della panchina dove ragazzi come Davide ed Elisabetta si iniettano la morte nelle vene mentre, intorno a loro, la periferia della metropoli milanese si sveglia e muore dentro una notte infinita. 

Ma non è così. Breath è, per usare la stessa definizione dell'autore, un "anti-romanzo" senza alcuno schema o scaletta, un'esile gabbia, nella quale i personaggi indugiano, esitano a prendere vita, a uscire dalla testa dello scrittore e a liberarlo dall'ossessione che ormai lo possiede.

Sarà davvero sua la voce che, dopo l'evanescenza della trama in episodi isolati e apparentemente destrutturati e l'implosione dei personaggi in puri istinti di sopravvivenza, ci assale con domande che vanno ben oltre il mero significato della letteratura, delle sue cause ed effetti?

Se devo essere sincera, ho provato una sensazione di conforto e di condivisione leggendo i quesiti posti dall'autore. Sono gli stessi dubbi che, prima o poi, ogni scrittore o lettore ha vissuto in prima persona.

A cosa serve la scrittura se c'è la vita? Perché e per chi scrivere?

E tutto il romanzo o, se vogliamo, la negazione di esso, è in realtà la risposta più immediata.

La letteratura è un impulso, una visione fugace, un fuoco che arde e si spegne, è un'onda che travolge e non da' tregua ma che non si può fare a meno di cavalcare, anche se la vita, quella vera, attende e può essere vissuta solo "là fuori".

In questa visione viscerale dello scrivere, l'autore si fa strumento. Dei personaggi che sfuggono e al tempo stesso premono per incarnarsi, per diventare sguardo, movimento. E, soprattutto, delle parole. Parole che nel processo creativo dell'autore hanno il potere di transcodificare il mondo. Parole piovute da una dimensione insondabile e sfuggente che prendono possesso della penna dell'autore per emergere dal buio della notte.

Ed è grazie a questa percezione fenomenologica che la notte non è solo un tempo e un luogo, dove l'azione si svolge e le emozioni rendono vivi i personaggi, ma una scelta cangiante di accostamenti  sempre nuovi e sorprendenti che la rendono, di volta in volta, gravida e calda, comune e sterminata, profondissima e colossale.

Breath è il respiro della vita: quella che l'autore ci invita ad assaporare in un sorriso al risveglio e nell'abbraccio di un bambino e a non risparmiarci, uscendo, respirando, amando. Ma è anche il respiro dell'attesa di parole vere che non si potrebbero spiegare altrimenti, se non scrivendo e ponendo fine allo smarrimento che ci toglie la terra da sotto i piedi. Scrivere è dunque svolgere la vita, a perdifiato.

Perché leggere Breath? 

Hic et nunc, perché è proprio qui e in questo attimo che l'autore scrive e il lettore legge. E' lo stesso attimo che li unisce nello stesso modo e, aggiungo io, mondo, ed è meraviglioso.

Raccolgo l'invito dell'autore e ve lo giro: guarda le parole che scrivo e respira. Questa è la novità. Una scrittura viva perché contemporanea. Presente ma eterna. Una felicità sicura che si muove sui tasti, adesso.

   

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