Il cerchio bianco
di Paola Caravona
Edizioni Leucotea
Bianco come...
Bianco; immaginate un mondo dove
il colore predominante è il bianco. Bianco come la neve che copre ogni cosa,
cancellando forme, spessori e rumori.
E adesso, provate a immaginare
una vita, anzi, un matrimonio, dove emozioni e sentimenti sono bianchi.
È cosi che Paola Caravona
descrive il matrimonio tra Stella ed Edoardo. Un rapporto appiattito dalla
routine, dall’accettazione supina dello stato delle cose, dall’immobilità. Un
matrimonio dove persino le lenzuola sono di un bianco abbacinante; troppo
bianche, perché le cose tra i due possano davvero funzionare.
E in tutto questo bianco, Stella
si sente prigioniera di un destino che lei stessa paragona a un cerchio bianco:
una forma che non ha né inizio né fine, un ingranaggio dal quale si sente
travolta e risucchiata, ma al quale sfuggirà grazie alla sua passione per il Reiki.
Reiki
Sinceramente non ne sapevo molto,
e quindi mi sono documentata, incuriosita dalla determinazione con cui Stella
decide di lasciare Trento, città dove vive con Edoardo, per trasferirsi a
Londra, dove farà un tirocinio presso la clinica del Dottor Martin.
Il Reiki è una tecnica naturale di riduzione dello stress, di
rilassamento e ripristino della salute fisica attraverso l’uso dell’ “Energia
universale”, ovvero l’energia che permea l’universo e costituisce il “mattone”
fondamentale di ogni cosa vivente o inanimata. Il Reiki è anche definito come una tecnica di auto-guarigione, in
quanto viene spesso utilizzata dall’operatore Reiki su di sé. Proprio in questo sta la bellezza del Reiki: nella sua versatilità, nella
possibilità di adattarne tempi e modi alle proprie esigenze e al proprio stile
di vita, come un dono fatto a se stessi.
L’energia non è quella propria
dell’operatore, ma viene prelevata all’esterno e canalizzata; in pratica
l’operatore Reiki è come un filo
della luce: una volta connesso con la fonte primaria, può attingere tutta
l’energia di cui ha necessità, lasciando che questa scorra dolcemente dentro di
sé per uscire dalle mani. Non sono quindi necessarie doti personali, tutti
posseggono “l’impianto elettrico”, occorre solo attivarlo.
Essere e non fare
Ed è proprio a questo che mirano
gli sforzi di Stella, le sue decisioni così improvvise e, a volte, persino incomprensibili
a se stessa. Stella è sì un’operatrice Reiki,
ma è soprattutto una donna che sta cercando la sua Energia universale; quella
forza che porrà fine alle sue paure e titubanze, che le farà capire di essere
diventata esattamente la persona che voleva essere, e di trovarsi con le
persone e nel luogo che la vita aveva stabilito per lei.
Ciò che la spinge a chiudere un
rapporto sentimentale esaurito e a gettarsi con un’irruenza quasi folle in una
nuova storia d’amore che coronerà anche il suo desiderio di maternità, non è
tanto il destino o fato, intesi come ineluttabilità degli eventi, quanto la
ricerca del suo essere più profondo: quella parte di sé che, a parte Anne, la sua migliore amica, e Alan,
il nuovo compagno, è ancora troppo spesso avvolta dal bianco delle convenzioni,
del passato, dei legami familiari.
Il percorso di Stella può essere
preso come esempio del cammino che tutti noi dobbiamo intraprendere per poter
arrivare al nocciolo della nostra esistenza, una volta sfrondato da tutto ciò
che ce lo rende bianco, invisibile. E come Stella ricorda più volte nel
romanzo, ciò è possibile quando ci rendiamo conto che la nostra essenza non sta
nel fare, ma nell’essere.
Pur non conoscendo personalmente
Paola, credo che lei stessa viva in prima persona la passione per il Reiki, o almeno questo è quanto traspare
chiaramente da certi atteggiamenti di Stella, dalle sue inquietudini e dalla
sua vittoria finale sul mondo dell’effimero.
Dolcissime e rassicuranti, come
solo la pace interiore raggiunta dopo un lungo tormento può dipingerle, sono le
scene di vita nel cottage in Irlanda. Qui la prosa elegante e delicata di Paola
si colora di poesia: la poesia dell’essere umano che si è ricongiunto con la
parte migliore di sé.
Conclusioni
Un romanzo di grande speranza per
un mondo, dove all’attenzione per gli aspetti negativi della vita viene dato
molto più risalto che non a quelli positivi. Ecco, direi che Il cerchio bianco suggerisce e propone
un cambio di prospettiva da cui tutti potremmo trarre grandi vantaggi per la
nostra crescita interiore.
Il mio ringraziamento personale a
Paola per avermi fatto scoprire questa tecnica, semplice, immediata e di grande
potenza.